martedì 21 ottobre 2014

Ritratto di un misantropo: Louis Ferdinand Céline -


Ritratto di un misantropo: Louis Ferdinand Céline -


Voyage au bout de la nuit, o Viaggio al termine della notte, pubblicato per la prima volta nel
1932, è uno dei più grandi romanzi del XX secolo ed è anche la miglior opera mai scritta da
un simpatizzante di estrema destra, essendo il suo autore così stato etichettato dai critici del
dopoguerra. Certo vi sono altre notevoli opere scritte da intellettuali della cosiddetta “parte
sbagliata”, basti pensare a Kaputt di Curzio Malaparte, ma il capolavoro misantropico di Céline,
il quale in sé e di per sé non contiene alcun riferimento politico, è un opera d’arte unica che ha
influenzato buona parte dei maggiori scrittori del Novecento. Senza Céline non ci sarebbero stati né
i Jack Kerouac né i Charles Bukowski e probabilmente neppure i Palahniuk.
Louis Ferdinand Auguste Destouches (Cèline era il nome di sua nonna, da qui il suo pseudonimo)
nacque nel 1894 nei sobborghi di Parigi. Nel 1912, appena diciottenne, si arruolò come volontario
e due anni dopo si ritrovò a combattere la prima guerra mondiale. Poche settimane dopo venne
ferito ad un braccio e, congedato dall’esercito, partì per lavorare a Londra e successivamente in
Camerun per una società francese. Nel 1924 tornò in Francia, si laureò in Medicina e sposò Edith da
cui ebbe una figlia. Nel 1925 abbandonò moglie e figlia e viaggiò intensamente in Europa, Africa
e nord America, dove ebbe modo di osservare le condizioni lavorative degli operai della Ford di
Detroit, esperienza ampiamente ripresa in uno dei capitoli del romanzo. Ritornato in Francia, iniziò
la professione medica specializzandosi in ostetricia e successivamente scegliendo di lavorare in un
evanescente ambulatorio pubblico nella periferia pariginina, dedicandosi alla cura dei poveri.
Tutti questi fatti, modificati, esagerati e ritorti dalla sua fantasia, possono essere ritrovati in Viaggio
al termine della notte. Céline è uno scrittore autobiografico atipico e il Viaggio è una rielaborazione
onirica della sua vita. Alcuni descrivono quest’opera come un romanzo sulla grande guerra, ma
in realtà il conflitto mondiale ne occupa solo una piccola parte iniziale. La guerra descritta da
Cèline sembra quasi uno spettacolo circense: « Perduto in mezzo a due milioni di pazzi eroici
e scatenati e armati fino ai denti? Con elmetti, senza elmetti, senza cavalli, su moto, urlanti, in
auto, fischianti, sparacchianti, cospiranti, volanti, inginocchio, scavanti, defilanti, caracollanti sui
sentieri, spetazzanti, schiacciati pancia a terra, come in una cella d’isolamento, per distruggere
tutto, Germania, Francia e Continenti, tutto quel che respira, distruggere, più arrabbiati dei cani, in
adorazione della loro rabbia (quel che i cani fanno mica), cento, mille volte più arrabbiati di mille
cani e tanto più viziosi! Eravamo belli! Davvero, c’ero arrivato, m’ero imbarcato in una crociata
apocalittica. Uno è vergine dell’Orrore come lo è della voluttà».
Risucchiato in questo vortice omicida Bardamu, protagonista e alter ego dell’autore, perde
velocemente la sua innocenza ed impara una lezione essenziale: «degli uomini e di loro soltanto che
bisogna aver paura, sempre». E cos’è un uomo per Bardamu-Céline? «Avete visto mai in campagna
dalle nostre parti fare quello scherzo ai mendicanti? Si riempie un vecchio portamonete con delle
budella di pollo andate a male. Eh be’, un uomo, ve lo dico io, è la stessa cosa, in più grosso e
mobile, e vorace, e dentro, un sogno».

Viaggio al termine della notte può sembrare un guazzabuglio disordinato messo frettolosamente
assieme da un vecchio misantropo ma, se lo si osserva attentamente, è stilisticamente affascinante
e ordinatamente composto. A intervalli di lotta feroce del protagonista contro il mondo si alternano
paesaggi dove prevalgono la pace e la bellezza.
Le avventure frenetiche di Bardamu lo portano dal fronte di battaglia ad un ospedale psichiatrico, da
un’Africa coloniale simile a quella di Conrad alla metropolitana New York ed alla fumosa Detroit,
nella quale si trova di fronte all’orrore della catena di montaggio. Scappato dall’incubo del Nuovo
Mondo ritorna in Francia, termina gli studi di medicina e si stabilisce nel sobborgo immaginario di
Rancy, a lavorare tra gli storpi, gli indifesi e i senza speranza.
Poco prima e durante la seconda guerra mondiale Cèline si disonorò componendo alcuni opuscoli
antisemiti. Dopo la sconfitta dei nazisti fuggì prima in Germania e poi in Danimarca, fu accusato di
essere stato un collaboratore degli occupanti nazisti, condannato al carcere e poi amnistiato. Tornò
a vivere in Francia nel 1951 e morì per un aneurisma dieci anni dopo, distrutto nella reputazione ma
non nello spirito di sfida.
Si trattò di un triste e brutto epilogo della vita di un grande artista, le sue mostruosità politiche non
saranno dimenticate ma nemmeno Viaggio al termine della notte lo sarà. Perché se nella sua vita
commise degli errori, errori gravi, come romanziere rimase fedele a se stesso e alla sua arte.

ARTICOLO PROVENIENTE DA:
http://www.themoodboard.net/ritratto-di-un-misantropo/


http://lf-celine.blogspot.it/2009/04/alberto-arbasino-incontra-louis.html 

http://www.satisfiction.me/le-verita-di-celine-la-notte-e-la-morte/ 

http://annamariaortese.wordpress.com/2007/07/14/1671/ 

http://www.circolo-latorre.com/home.jsp?idrub=3245 

http://it.wikipedia.org/wiki/Louis-Ferdinand_C%C3%A9line 

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=36446 

 http://it.wikipedia.org/wiki/Viaggio_al_termine_della_notte

https://www.google.it/search?q=C%C3%A9line+il+misantropo&client=firefox-a&hs=QvS&rls=org.mozilla:it:official&channel=rcs&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=mRdHVLHnC4T0OqeJgNgG&ved=0CAgQ_AUoAQ&biw=1280&bih=913#imgdii=_ 


https://www.google.it/search?q=C%C3%A9line+il+misantropo+di+Alberto+Arbasino%22Il+Mondo%22,+10+settembre+1957,+pag.+10&client=firefox-a&rls=org.mozilla:it:official&channel=rcs&biw=1280&bih=913&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=SCVHVKjuNYPnygOa3YGYCw&ved=0CAkQ_AUoAg 

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